FUMETTO: Corto Maltese 17 - Côtes de nuite rose di Piccardia

Buon salve a tutti quanti,
amici e visitatori dell'aNtRoDeLLoShAmAnO!
Ho inizio una serie di recensioni fumettose su un personaggio che ha fatto la storia del fumetto in Italia e mi permetto di dire, non solo: il Corto Maltese di Hugo Pratt.
La collezione dei numeri di questo fumetto l'ho terminata almeno dieci anni fa ad un Lucca Comics and Games, ma non ho mai terminato di leggerla. Si tratta, per i più curiosi di voi, dell'edizione edita dalla Lizard Edizioni. Avete presente? Copertina completamente bianca, costola rossa nella sua parte terminale. Immagine di copertina piccola e colorata.
Con l’uscita della nuova avventura di Corto Maltese ad ottobre del 2015 (acquistata dal mio fumettaro di fiducia) mi sono deciso,  finalmente, a rileggere tutte le storie di questo fumetto, ed a condividere con voi qualche commento ed impressione.
Le altre recensioni finora proposte, le potete trovare a qui:
  1. Il Segreto di Tristan Bantam
  2. Appuntamento a Bahia 
  3. Samba con Tiro Fisso
  4. Un'aquila nella giungla 
  5. ... e riparleremo dei gentiluomini di fortuna
  6.  Per colpa di un gabbiamo
  7. Teste e funghi 
  8.  La conga delle banane  
  9.  Vudù per il presidente 
  10. Una ballata del mare salato 
  11.  La laguna dei bei sogni
  12.  Nonni e fiabe
  13. L'angelo della finestra d'oriente
  14. Sotto la bandiera dell'oro
  15. Concerto in O' minore per arpa e nitroglicerina
  16. Sogno di un mattino di mezzo inverno
Parliamo dunque del diciassettesimo numero di questa serie: Côtes de nuite rose di Piccardia.


Pratt riesce sempre a sorprendermi. Nuovamente una storia dal titolo a dir poco accattivante e davvero particolare. Tale titolo inizialmente ha colpito il mio immaginario, ma senza un particolare significato associato. Tale significato sono riuscito ad accostarlo solo al termine della storia. Una storia di guerra, una storia in cui si narra, secondo il punto di vista di Corto Maltese, di come Manfred Von Richthofen, che reca il titolo di Barone, pilota dell’aviazione tedesca, che è stato consegnato all’immortalità con l’appellativo di “barone rosso”, sia stato abbattuto e sconfitto.

La vicenda narrata nella sua avventurosa semplicità è molto lineare.

Innanzitutto inquadriamo il periodo storico: l’intera vicenda si svolge in due giorni precisi, il 20 ed il 21 aprile 1918. Siamo sulle rive della Somme, il fiume teatro di uno degli episodi più neri della grande guerra (a tal proposito mi permetto di segnalarvi il libro di Joe Sacco, la grande guerra. Fate una semplice ricerca su internet e troverete tutto quello che c'è da sapere su questo volume così particolare).


Nella prima parte della storia ci vengono presentati i protagonisti della stessa. Da un lato un barone Von Richthofen che rende omaggio al suo avversario deponendo un mazzo di rose di Piccardia e prendendosi la placca del suo aereo.


Dall’altro lato un bus inglese corazzato, fermo e disperso nel bel mezzo del nulla delle trincee, che Corto Maltese, Clem e Sandy usano come rifugio. In tale rifugio veniamo a conoscenza della folle abilità di Clem: da ubriaco non sbaglia un colpo con il suo fucile.


In questa prima giornata di storia, veniamo anche a conoscenza, che Cain Grovensnore, già protagonista di alcune storie con Corto e Steiner, è diventato un volontario della R.A.F.
Il 21 aprile tutto ha inizio con Corto che trova Glem completamente ubriaco. Sandy lo ha fatto ubriacare. Arriva il barone rosso. Dalle trincee chiunque abbia un’arma, oltre all’artiglieria, sparano all’aereo. Anche Glem viene armato e spara un solo colpo.

Dopo pochi istanti l’aereo cade. Il barone rosso è stato abbattutto.


Verrà decretato che tra tutti i colpi che hanno crivellato l’aereo, solo uno ha raggiunto Manfred, solo un colpo. Che ovviamente Sandy attribuisce a Glem. Glem che è rimasto, addormentato, nel suo post sbornia, presso il bus. I tedeschi prendono a bombardare per evitare che gli alleati si impossessino dell’aereo, e nel farlo, colpiscono il bus e Glem. L’ubriacatura che avrebbe potuto renderlo immortale per aver abbattutto il mitico barone rosso, lo ha anche ucciso.
Corto conclude allora la storia con una sua morale.
“non è colpa di nessuno Sandy”
“o piuttosto, sì, un colpevole c’è, il più odioso di tutti… la guerra”.



Il titolo della storia vuole essere un richiamo alle due parti in guerra, da una parte le bottiglie di vino borgogna Côtes de nuit, che Sandy usa per far ubriacare Clem, che così abbatterà il barone rosso; e dall’altra le rose di Piccardia, che il barone rosso usa deporre sulle carcasse degli aerei abbattuti per rendere omaggio, in segno di rispetto, in segno di una cavalleria antica che stona con il dramma e la follia della guerra.


L’assurdità della guerra viene anche sottolineata da una madre che colleziona le tacche  degli aerei abbattuti dal figlio e un soldato che spara come nessun altro, ma solo se è completamente sbronzo. Mi sembra quasi che Pratt, ancora una volta, nel raccontarci l’assurdità di una guerra, ci presenti entrambi i punti di vista, dei buoni e dei cattivi, dei cattivi e dei buoni, divisioni etiche che non hanno senso in questo contesto.

...al prossimo incontro!
LoShAmAnO

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