FUMETTO - BABILON

Buonsalve a tutti quanti!
Bentrovati e bentornati presso l'antro del LoShAmAnO.

La storia raccontata oggi sarà decisamente particolare. Non sarà narrata a parole ma solo attraverso immagini. Questo modo di narrare le storie ha una parola che lo definisce, ed ovviamente la parola è inglese: wordless (molta poca fantasia, lo so). Il signor Danijel Zezelj è un vero e proprio maestro in questa modalità narrativa. 
Ma qui sto anticipando i tempi.
Oggi vi racconto qualche impressione dopo la lettura di...

Babilon


Casa editrice: Eris Edizioni

Vi dicevo poco sopra che Zezelj è un maestro, un vero e proprio grande narratore. Uso l'aggetivo "grande" senza paura di venire smentito. Zezelj è in grado di far sentire rumori, solo con immagini, è in grado di generare emozioni nel lettore senza descrizioni, solo con immagini. Ha un tratto davvero inconfondibile, marcato, pesante eppure a tratti leggero come una piuma o come un'emozione.


Prendo a prestito alcune parole dall'introduzione di David A. Beronä:
  • ...Danijel Zezelj usa un linguaggio visivo di immagini che raccontano storie in grado di scuotere la nostra coscienza sociale.
  • Babilon è un esempio lampante del potenziale che ha il graphic novel muto, poichè è in grado di rivolgersi direttamente ad ogni lettore di ogni continente.
Ed ora vi tedierò con alcuni appunti inutili che mi sono preso durante la lettura, visione di questa bellissima opera.


  1. Il quartiere: sembra di riuscire a sentire la musica suonata dei musicisti, il vociare della gente per strada o nel caffè, il suono delle scarpe sull'asfalto ed il battere d'ali d'uccelli. Un quartiere è fatto di persone, negozi e botteghe, spazi comuni e luoghi dove far volare un aquilone.
  2. L'invito: un'idea prima pensata e poi progettata che viene realizzata dall'occhio sapiente e dalla mano ferma dell'artista artigiano ha qualcosa di magico, un momento in cui la scintilla divina si manifesta.
  3. Il sindaco e la torre più alta del mondo: l'uomo potente ama vivere in edifici enormi per ostentare senza rendersi conto che tali edifici servono slo a ricordare la sua piccolezza. L'egocentrismo è la torre di Babele che prima o poi cadrà sulle proprie fragili fondamenta. 
  4. Costruzione e distruzione: l'arte è in crisi di fronte al potere, non sa come rendere manifesta un'idea non propria, un desiderio egocentrico non suo. Forse la speranza si trova negli occhi di un bambino che guarda al futuro, anche se il potere, intanto, oggi, intorno a sè, genera solo desolazione.
  5. L'incubo di Lev: gli uomini come piccole formiche servono a realizzare l'opera e l'artista è schiacciato di fronte a tutto questo, ma ancora una volta quel bambino che guarda al futuro è lì.
  6. Parti mancanti: gli strumenti prendono vita, rinvigoriti da una speranza... ma manca qualcosa. Quel qualcosa viene trovato nella condivisione, nella restituzione agli altri che circondano di quanto si è ricevuto in precedenza, quel qualcosa si può riassumere con una parola africana: ubuntu.
  7. L'inaugurazione: la condivisione non piace al potere, il potere ci vuole piccoli e divisi, più facilmente controllabli. La disobbedienza, il sollevare la testa non piace al potere. Al potere non piace essere guardato dall'alto in basso. Ma c'è poco da fare, anche peril potere, quando si spicca il volo.
  8. Coney Island: laddove si ritorna alla pace e si ridona speranza agli altri.

Una grande storia.
Un grande autore.

Ed ora, come di consueto, i saluti finali per darvi appuntamento...

...al prossimo incontro!
LoShAmAnO 

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