FUMETTO – NATHAN NEVER 310: real history

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Se siete qui è perchè sapete che in questo antro digitale si raccontano storie, si custodiscono storie. Storie di ogni genere. Storie di un passto fantastico, storie attuali, storie future. Oggi vorrei parlarvi di una storia a fumetti. Oggi vi vorrei raccontare di...

Nathan Never 310
Real History


Soggetto: Stefano Munarini
Sceneggiatura: Giovanni Gualdoni, Davide Rigamonti
Disegni: Matteo Resinanti (matite), Antonella Vicari (chine)
Copertina: sergio Giardo
Lettering: Alessandra Belletti
Sergio Bonelli Editore


Parto subito elogiando la copertina di questo albo. Mi è piaciuta moltissimo, sia nell’impostazione del primo piano di Nathan Never sia nell’usare i vari tubi per il collegamento neurale per la suddivisione dei vari mondi della realtà virtuale che si incontreranno durante la storia. Ho apprezzato molto la scelta cromatica. Per quanto possano contare faccio i miei complimenti a Sergio Giardo.

La storia entra subito nel vivo della vicenda con Nathan, Legs e Sigmud alle prese con un macchinario speciale per la realtà virtuale che si è rotto, imprigionando al suo interno alcuni clienti.
Cosa avrà di particolare questa macchina per richiedere l’intervento dell’Agenzia Alfa?
Bella domanda. La particolarità della macchina è legata al fatto che ad ogni sessione di “immersione”, partecipano anche due esper, che con i loro poteri non fanno altro che aumentare la sensazione di veridicità, di realtà che i clienti cercano e per cui pagano. Ma non è per questo motivo che interviene l’Agenzia Alfa. Questa interviene per il fatto che i clienti sono tutti molto facoltosi e personaggi di spicco, ed in particolare, uno di loro, un giudice, è morto non appena è stato scollegato dalla macchina malfunzionante.

La vicenda per certi versi potrebbe sembrare già vista: Nathan Never e Legs si immergono e salvano tutti, coadiuvati dall’esterno dal genio informatico di Sigmund. Questa volta la storia ha un lieto fine però grazie al sacrificio di uno dei due esper… infatti Nathan e Legs sono arrivati tardi all’appuntamento con la backdoor che si Sigmud ha tentato di tenere aperta il più a lungo possibile.

Una storia un poco triste, anche per il fatto legato alla denuncia neanche tanto velata della pochezza dell’uomo. I clienti infatti nella vita reale avevano una vita, nella realtà virtuale cercavano invece di vivere quasi la vita opposta. Dei futuri Jekill e Hide.

La pochezza delle persone descritte fa da sfondo all’altro grande paradosso, la necessità di ricercare una realtà virtuale sempre più reale, sempre più simile ed indistinguibile dalla vita vera… per sfuggire per l’appunto alla vita vera stessa.


Che voglia essere una pesante critica alla nostra società di oggi? Paradossi di una società tecnologica, sempre più legata a doppio filo ad essa?

Ma no, ma cosa vado mai a pensare. Si tratta solo di un fumetto… i fumetti sono cose per gente poco cresciuta… ma figurati se si vanno ad affrontare dei temi così difficili. Ma guarda cosa vado mai a pensare.

L’impianto grafico della storia mi è piaciuto moltissimo, belle le tavole, piene di scene d’azione e molto dinamiche, ma soprattutto ho molto apprezzato il ripasso a china, sottile, pulito, lineare, molto preciso; impreziosisce ulteriormente i bei disegni.

Rimando infine ad una breve intervista a Davide Rigamonti sul sito della Bonelli inerente proprio questa storia: intervista.

Ed ora vi saluto e come sempre vi do appuntamento...

...al prossimo incontro!
LoShAmAnO

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